Le Rocche del Roero, particolari formazione rocciose che rivelano il passato geologico ancestrale della zona, sono anche una delle più estese e pregiate tartufaie locali. Se Alba è la capitale indiscussa del Tartufo che porta il suo nome, il “bianco” delle Rocche è considerato ormai uno dei migliori in circolazione.
Sono due i grandi tartufi protagonisti del Roero: il “tartufo di dicembre” eccellente oltre che nella qualità anche nella quantità e il “tartufo di gennaio” considerato poesia di Madre Terra e chiamato “l’ultimo dell’annata, il primo dell’anno” proprio per il periodo dell’anno nel quale arriva e si conclude la sua raccolta.
La vegetazione nella quale questo tartufo nasce è una vegetazione molto diversa da quella in cui solitamente si vanno cercando i tartufi, poiché originata da un terreno povero, misto di sabbia e tufo: una struttura non sufficiente per alberi come le querce. Fattori che potrebbero far pensare ad un terreno ostile per la crescita di funghi ipogei, ma che invece diventano condizioni ottimali per lo sviluppo di un tartufo Bianco al meglio delle sue potenzialità: le caratteristiche uniche del Tartufo bianco d’Alba delle Rocche sono conferite proprio dalle sabbiose colline del Roero da dove nascono.
Sabbia e tufo formano infatti una simbiosi perfetta: la prima, in caso di annate piovose, assicura un buon drenaggio, mentre il secondo protegge dalla siccità quando la pioggia scarseggia, trattenendo l’umidità e donando al tartufo delle rocche il suo marchio di qualità: il caratteristico colore giallo.
Sabbia, fossili di conchiglie, ricci e pesci accompagnano la crescita degli ambitissimi tuberi, definendone il loro carattere specifico: tondo, dalla superficie liscia di colore ocra e ricco di un retro-profumo di miele intenso ed elegante. Una specialità locale diventata oggi la preferita dagli intenditori: adorati dai gourmet e diventati i preferiti dagli chef stellati che li hanno portati già ovunque nel mondo, riscuotendo particolare successo in Francia e in Giappone.
Il Tartufo Bianco d’Alba è il primo ad essere stato nominato “CRU” con la denominazione geografica: Tartufo Bianco d’Alba “Rocche del Roero”, tipica del primo CRU d’Italia dedicato al Tartufo, che porta le meravigliose rocche del Roero sia nel nome che nel sapore.
Il Tartufo è da sempre avvolto nel mistero: cibo degli dei nei miti antichi, vizio dei re nella storia, cresce spontaneamente sottoterra e la sua ricerca è una sfida emozionante. Andare per boschi alla ricerca del tesoro più prezioso di queste terre Roerine è un viaggio magico a contatto con la natura e -in un certo senso- con il passato. Per questo nel corso del tempo il territorio del Roero ha avviato diverse ed entusiasmanti iniziative legate ai percorsi del tartufo.
L’Ecomuseo delle Rocche ha delineato il Sentiero del Tartufo e il Sentiero del Trifolao, quest’ultimo protagonista di due bellissime iniziative a tema. Si può scegliere di partire alla ricerca del Tartufo con il trifolao e il suo cane passeggiando nei boschi e godendosi lo spettacolo della grande sintonia tra il cane e il suo padrone. Oppure ci si può avventurare in autonomia sul Sentiero del Tartufo e sul Sentiero del Trifolao in compagnia di una precisa e puntuale audioguida con GPS fornita sempre dall’Ecomuseo delle Rocche, ricca di contenuti audio e foto che raccontano il percorso svolto.
Anche a Vezza d’Alba troviamo un’interessante iniziativa gastronomica legata al mondo del tartufo: si tratta della “Tartufaia didattica del Roero”. Una tartufaia attrezzata, ricavata in un terreno a spiccata vocazione tartuficola, in località Valtesio, di facile accesso dalla provinciale 929, che si collega al Sentiero del trifolao.
Un’iniziativa che contribuisce dal punto di vista scientifico a favorire studi e ricerche di tutela, operando a protezione del bosco e che contribuisce da un punto di vista didattico ad accogliere visite di studenti e turisti che possono giovarsi della conoscenza “sul campo”, seguendo i sentieri esistenti sul terreno.
Un’iniziativa comunale ma anche una meravigliosa dichiarazione di impegno per l’ambiente, per la tutela delle piante tartufigene e per la condivisione di un mondo -quello del tartufo- che non è solo economia, ma anche insieme di gesti antichi, di legame con gli animali e di rispetto della terra e di ciò che offre.
Fotografie: © Elke Hartner