Il comune di Ceresole d’alba, abitato sin dalla preistoria, è un territorio ricco di terreni argillosi e umidi che hanno favorito nel corso dei tempi la formazione di centinaia di laghetti artificiali chiamati peschiere o tampe: preziosa riserva d’acqua per l’uomo e per la fauna e flora locale, fra le quali spiccano rispettivamente la celebre Tinca Gobba Dorata e il Fior di Loto.

La presenza della Tinca sul territorio sin da tempi antichi parrebbe certificata dalla scoperta di documenti risalenti al XIII secolo, nei quali veniva citata la consegna di determinati quantitativi di tinche tra le tasse in natura che dovevano versare gli abitanti di Ceresole d’Alba.

Anche in periodi decisamente più recenti sono presenti raccolte notizie riguardanti gli allevamenti della Tinca e la presenza di pescatori professionisti che guadagnavano il loro stipendio proprio allevando e vendendo questa specie.

Oggi l’allevamento della tinca dorata rientra nella fascia delle cosiddette piccolissime produzioni: si arriva fino a circa 60 quintali, una cifra irrisoria rispetto ad altri pesci che si allevano in Italia, come le Trote (circa 50 mila tonnellate annue).

Per questa ragione, nonostante il valore commerciale di questo pesce autoctono sia decisamente alto, l’allevamento della tinca è oggi leggermente in crisi. Degli oltre 300 laghetti presenti nella zona del Pianalto tra Poirino e Ceresole, ne sono rimasti in attività poco più di 100.

Il Presidio Slow Food ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’Università di Torino per offrire assistenza e dare garanzia agli allevatori di tinche, mettendo a punto una disciplinare di allevamento: le tinche devono essere obbligatoriamente nate e cresciute nelle peschiere presenti sul Pianalto, l’altopiano che si trova nei pressi di Poirino, in Piemonte. La tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino è considerata oggi una tipologia di tinca a Denominazione di Origine Protetta, dalle pregiate qualità e dal valore commerciale elevato.

A livello organolettico si può considerare la tinca come una cugina della carpa. Dal punto di vista morfologico le caratteristiche della tinca sono la spiccata colorazione giallo dorata della livrea, da cui l’aggettivo “dorata”. L’altra caratteristica distintiva, dalla quale la varietà prende il nome, è il dorso curvo e gibboso, la cosiddetta “gobba”: una protuberanza che si può osservare in corrispondenza delle vertebre cervicali.

Della Tinca Gobba Dorata è particolarmente apprezzata la sua carne magra e compatta e la presenza di relativamente poche spine.

La pesca viene praticata durante i mesi più caldi (da aprile ad ottobre), ad almeno un anno dalla nascita.

Le tinche del Presidio sono un vero fiore all’occhiello del territorio, protagoniste indiscusse della cucina tipica roerina.

Se vi capita di passare dalle parti del Roero, non si può perdere l’occasione di assaggiarle: sono presenti in quasi tutti i menù dei ristoranti di zona.

La ricetta classica delle tinche prevede che vengano fritte e poi marinate in un’emulsione di aceto, vino bianco ed erbe aromatiche: è il classico carpione piemontese, da mangiare freddo come piatto estivo o anche come antipasto nel periodo più fresco.

Molto apprezzata è anche la frittura; le carni del pesce possono poi anche essere utilizzate per condire il risotto.

Oltre che come prodotto a Denominazione di origine protetta, la Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino è stata riconosciuta come Prodotto del paniere dalla Città metropolitana di Torino e come Presidio Slow-Food.